di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio
Chi in Italia non ha mai sentito parlare (almeno a scuola o in un museo) della battaglia di Caporetto, alias Dodicesima battaglia dell’Isonzo? Fu un momento chiave della Prima Guerra Mondiale, uno di quegli avvenimenti militari in grado davvero di incidere sul corso della storia. Fu una disfatta per l’esercito italiano di così vaste proporzioni da essere diventata proverbiale; ma nonostante la ritirata delle truppe, sul Piave si continuò a combattere, i fanti italiani resistettero all’avanzata nemica, e l’anno successivo a Vittorio Veneto le forze in divisa grigio verde ebbero la meglio su quelle austro-ungariche. L’Italia vinceva, dopo immensi sacrifici, la Prima Guerra Mondiale; pochi anni dopo sul paese stremato e diviso sarebbe piombata la cappa della dittatura fascista.
Alla sanguinosa battaglia di Caporetto, emblema della follia truculenta della guerra (“inutile strage”, come la definì papa Benedetto XV), in Slovenia è stato dedicato un museo, il Kobariški muzej, cioè il Museo di Caporetto (in sloveno, Kobarid). Si tratta di una tappa obbligatoria per chiunque voglia capire meglio cosa fu la Grande Guerra, in tutto il suo orrore. La sua esposizione permanente, interessantissima ed estremamente ben curata, è dedicata alle diverse facce del fronte isontino, che per 29 mesi vide scontrarsi il regio esercito italiano da una parte e le truppe dell’impero austro-ungarico (poi aiutate dai tedeschi) dall’altra.
Una parte dell’esposizione (ora visitabile anche da remoto, grazie alla mostra virtuale) è dedicata agli eventi che portarono allo scoppio della Prima guerra mondiale; altre sale, invece, raccontano gli inizi dei combattimenti prestando particolare attenzione a ciò che avvenne sul Monte Nero, e approfondiscono i temi della guerra in montagna, che per il fronte isontino giocò un ruolo davvero importante, della vita nelle retrovie, e delle enormi sofferenze a cui andarono incontro migliaia di ragazzi e uomini catapultati inconsapevolmente in un inferno del quale non avrebbero mai potuto immaginare le proporzioni.
Infine, l’intero secondo piano del museo è dedicato proprio all’atto conclusivo del fronte isontino, ossia la già citata battaglia di Caporetto. Insomma, una visita al Museo di Caporetto è garanzia di esperienza istruttiva e di immenso valore, che insegna moltissimo e contribuisce a custodire e tramandare la memoria di eventi che costituiscono un monito incomparabile sugli orrori della guerra. Eppure, per quanto completo e ricchissimo di materiale informativo, reperti e approfondimenti, il Museo di Caporetto non è l’unico luogo in cui, nella Valle dell’Isonzo, si possono seguire le tracce della Grande Guerra.
E chi visita il Museo di Caporetto farebbe bene a recarsi anche al Sacrario italiano. Si trova in cima al monte Gradič, circondato da cime imponenti e grandi spazi verdi, in un luogo di grande quiete e bellezza da cui si apre una splendida vista sulla valle dell’Isonzo, oggi serena e in pace. Inaugurato il 20 settembre 1938, è costruito su tre piante ottagonali concentriche che vanno restringendosi per racchiudere la cima, dove sorge la chiesa consacrata nel 1669 e dedicata a Sant’Antonio di Padova. Il sacrario custodisce le salme di 7014 soldati italiani, noti e ignoti, caduti sul fronte isontino.
Lo si può raggiungere a piedi o in macchina e si può partecipare a visite guidate disponibili anche in italiano. Il modo migliore per andarci è senz’altro camminando: si tratta di una bella passeggiata e la strada che conduce al sacrario è anche costellata delle stazioni della Via Crucis. È decisamente un luogo adatto per coronare una giornata dedicata alla memoria dei tragici eventi della Grande Guerra; un luogo che invita alla riflessione e permette di rendere omaggio a migliaia di vittime, mentre lo sguardo vaga sugli splendidi paesaggi attraversati dalle acque color smeraldo dell’Isonzo.
Un weekend a Caporetto è un’occasione per ragionare sul nostro passato, apprezzare la bellezza di un’Europa ormai pacifica e unita (anche se la guerra bussa ancora alle nostre porte, ad esempio con la tragedia in corso nell’Ucraina aggredita), e immaginare un futuro migliore, senza battaglie, senza stragi tra popoli. Visitare il Museo di Caporetto e poi il Sacrario italiano è senz’altro la scelta migliore.
Il post sopra è pubblicato sul blog di Lovely Trips, denominato LovelyTripsBlog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Lovely Trips è un fornitore sloveno di soluzioni di viaggio per agenzie di viaggio, TO e altre realtà del mercato italiano, e tali soluzioni includono proposte degli enti e delle aziende citate nel post. L’autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, né di contenuti terzi.
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