di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio
Imponenti e silenziose, le Alpi Giulie emanano da sempre un richiamo al quale è difficile resistere. Per molti è addirittura impossibile riuscirci, e infatti queste montagne sono quotidianamente visitate da appassionati di escursioni e alpinismo, ferrate e passeggiate in alta quota, che vanno a scoprirle seguendo i sentieri più o meno complessi che si snodano fra boschi, vallate e pareti rocciose.
E infatti la storia delle Alpi Giulie è anche quella degli uomini che, nei secoli scorsi, le hanno scalate per primi, e per primi vi hanno aperto i sentieri e le vie utilizzate ancora oggi. Uno di questi è Julius Kugy, nato nel 1858 nella Gorizia allora parte dell’Impero Austroungarico. Sepolto nel cimitero di Trieste, la città in cui visse a lungo e morì nel 1944, è considerato uno dei padri dell’alpinismo moderno nelle Alpi Giulie.
Scrittore, botanico e alpinista, la vita di Kugy, come quella di molti uomini nati in quell’area e in quel periodo storico, si è svolta a cavallo fra la cultura tedesca, italiana e slovena, e ha lasciato il segno in tutta l’area delle Alpi Giulie, a ogni lato dei confini più volte modificati nella prima, convulsa metà del XX secolo. Nel suggestivo scenario di queste maestose montagne, Kugy aprì oltre 50 sentieri.
Riuscì anche in imprese memorabili come la scalata della Škrlatica, che con i suoi 2,740 metri è la seconda cima più alta della Slovenia, e del Jôf di Montasio, in provincia di Udine, che con i suoi 2,752 metri è invece la seconda montagna più elevata di tutte le Alpi Giulie, seconda solo al famoso monte Triglav (2,864 metri). Ma Kugy era anche appassionato di botanica, e infatti unì sempre il suo amore per le montagne con l’interesse per fiori e piante.
Non a caso fu proprio lui, insieme al proprietario terriero e mercante di Trieste Albert Bois de Chesne, a creare il giardino botanico alpino Juliana, poco lontano da Bovec. Un tesoro regalato alle generazioni seguenti e tuttora preservato con cura, infatti è una delle destinazioni più belle racchiuse nella cornice delle Alpi Giulie.
La sua profonda conoscenza di quelle montagne lo portò, durante la Grande Guerra, a combattere proprio sul fronte isontino tra le fila dell’impero austroungarico, dove fu promosso secondo tenente. Fu smobilitato dal fronte dopo il terribile combattimento noto come la Battaglia di Caporetto, e dopo la guerra si dedicò alla scrittura e all’insegnamento fra le terre di lingua slovena e tedesca.
Kugy diede il suo contributo anche quando scoppiò la Seconda guerra mondiale, durante la quale pare che abbia collaborato con la resistenza partigiana slovena a Trieste, città dove aveva frequentato la scuola tedesca, e dove per vari anni aveva diretto l’azienda di import-export Pfeifer & Kugy che suo padre aveva co-fondato quando lui era un ragazzo, e dove morì nel 1944.
Kugy è una figura che ha lasciato il segno lungo l’intero arco delle Alpi Giulie, che non sarebbero le stesse, dal punto di vista escursionistico e alpinistico, se non fosse stato per lui. Ancora, fu sempre un membro molto attivo della collettività, pronto a porre le proprie conoscenze, e anche la sua stessa vita, al servizio della comunità e dei posteri.
La città di Trieste, infatti, gli ha dedicato una statua e una targa per commemorare il centocinquantesimo anniversario della sua nascita, mentre in Slovenia, vicino al Passo Vršič (noto in italiano come Passo della Moistrocca) sorge una statua in suo onore, opera dell’artista Jakob Savinšek, e nel 2008 gli fu dedicato anche un francobollo dalle poste nazionali.
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