L’Italia, si sa, è ricca di splendidi borghi. Ma anche la Slovenia non è da meno. Per esempio merita di essere scoperto Šempeter-Vrtojba, vicinissimo al confine con l’Italia. Si tratta di un comune piccolo (poco più di 6mila abitanti) ma graziosissimo; una vera e propria perla della Slovenia occidentale che la maggior parte dei turisti che vanno alla scoperta del Paese mitteleuropeo ignora.
Eppure, oltrepassare il confine da Gorizia e perdere l’occasione di visitare Šempeter-Vrtojba è davvero un peccato. Il clima mediterraneo, la vicinanza con l’Italia, l’eredità mitteleuropea aleggiano nell’atmosfera. Li si intuisce nella vegetazione, nelle dolci colline, nell’architettura, nelle attività economiche più tradizionali e anche nel cognome di alcuni personaggi che passati alla storia.
Šempeter e Vrtojba, i due insediamenti che formano il comune di Šempeter-Vrtojba, appunto, vantano una lunghissima storia, che li ha visti nascere separati, poi unirsi, poi separarsi e unirsi di nuovo, vivere fasi di grande tranquillità e periodi estremamente difficili, essere sottoposti a un dominio e poi a un altro, affermare la propria identità e custodire la loro cultura, subire e prendere parte agli enormi drammi del XX secolo.
Sempre a cavallo tra più mondi, Šempeter-Vrtojba vanta un importante patrimonio storico e culturale, quella commistione tipica dei luoghi di frontiera, pur non essendo una grande città. Appena si arriva si percepisce un’atmosfera di quieta bellezza, una tranquillità elegante che invita alla scoperta, facendo piacevoli passeggiate o sedendosi a un caffè osservando per un po’ il viavai e il ritmo della vita quotidiana in questo angolino di Slovenia.
La zona di Šempeter-Vrtojba, con la sua ricchezza d’acqua (qui passano sia il fiume Soča, ossia l’Isonzo, che il Vipava), il suo terreno fertile, il suo ottimo clima e la dolcezza dei paesaggi, è abitata sin da epoche remotissime. Sono stati trovati reperti di popolazioni della prima età del ferro, ad esempio, che si insediarono fra queste colline. Ad esempio, si ritiene che sulle pendici del monte San Marco (lo stesso che durante la Prima guerra mondiale fu teatro di terribili scontri fra l’esercito italiano e quello austro-ungarico) sorgesse in quell’epoca una fonderia intorno alla quale si costituì tutto un insediamento.
In epoca romana, la strategica via che collegava Aquileia con Emona (com’era chiamata Lubiana dagli antichi romani) passava proprio nelle vicinanze di Šempeter; ancora, l’antichissimo Itinerarium Hierosolymitanum, il più antico resoconto di un itinerario cristiano di cui si conosca l’esistenza, scritto da un pellegrino che da Bordeaux viaggiò fino a Gerusalemme, colloca proprio in questa zona una stazione, chiamata Ad fornulos, Alle fornaci.
La composizione del comune come lo conosciamo oggi, con i suoi insediamenti e frazioni, è basata sulla struttura che prese forma fra il X e il XV secolo; il primo documento scritto che menziona Šempeter eVrtojba, che all’epoca erano due insediamenti separati, risale al 1200, ed è un elenco dei feudi dei conti di Gorica. Nel 1458, come si evince dall’Urbarium (un registro dei beni pubblici) di Rihemberg, Šempeter costituiva una diocesi a sé state e comprendeva entrambi gli insediamenti.
Un grande cambiamento avvenne con la morte dell’ultimo conte di Gorizia, nell’anno 1500, quando la zona finì sotto il controllo degli Asburgo. All’epoca l’agricoltura e l’allevamento erano le attività principali, anche grazie alle terri fertili, e infatti le famiglie di notabili della zona erano dinastie di grandi proprietari terrieri. Era il caso dei Conti di Coronini, ad esempio, il cui potere si affermò nell’XVIII secolo, o quello delle famiglie Obizzi e Gironcoli, che a Vrtojba possedevano eleganti residenze di campagna.
Nel XIX secolo l’intera zona dell’attuale Šempeter-Vrtojba conobbe un grande sviluppo economico. La coltivazione di patate, ortaggi, e gelsi per i bachi da seta divennero attività economiche vere e proprie, e gli abitanti andavano a vendere latte e patate a Gorica. Šempeter divenne celebre per la sua coltivazione di fiori, e in particolare di violette, rose, astri e crisantemmi. Da parte sua, Vrtojba vantava un’interessante vita culturale, e infatti nel 1868 vide la nascita di un club di lettura.
Purtroppo il ventesimo secolo portò con sé eventi che investirono con forza devastante anche questi luoghi. Come anticipato sopra, durante la Prima guerra mondiale infuriarono terribili combattimenti in questa zona, e interi edifici vennero rasi al suolo. Più tardi, durante il fascismo, sia Šempeter che Vrtojba persero l’indipendenza e furono annesse a Gorizia. Entrambe attraversarono una difficile crisi economica, e dopo i fascisti arrivarono la Seconda guerra mondiale e le forze di occupazione nazista, che spinsero molti abitanti a unirsi ai partigiani, che pur con pochi uomini e mezzi diedero del filo da torcere agli occupanti.
Per fortuna dopo la Seconda guerra mondiale cominciò un’epoca di grandi cambiamenti, ma di pace. In tanti smisero di dedicarsi all’agricoltura e all’allevamento, attirati da una fiorente industria manifatturiera. Sia Šempeter come Vrtojba furono inclusi nell’area amministrativa di Nova Gorica, ma mantennero la propria identità e, memori della loro storia comune, si unirono in un unico comune nel 1998. È davvero una storia di frontiere quella di Šempeter-Vrtojba, una destinazione affascinante, una piccola cittadina che non dimentica i grandi eventi di cui fu testimone e protagonista e che aspetta i viaggiatori per condividere il suo ricco patrimonio storico e culturale con loro.
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