di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio
A tutti noi capita di attraversare periodi difficili. E a mio parere, in queste situazioni, viaggiare può essere un toccasana. Non mi riferisco per forza a lunghi viaggi in capo al mondo, ma semplicemente a quel cambiare aria per qualche giorno che aiuta a riprendere fiato, mettere le cose in prospettiva, ritrovare le energie per affrontare i problemi, e per il quale sono sufficiente anche due o tre giorni in un luogo a un paio d’ore da casa. In fondo, come si suol dire, ciò che conta non è la destinazione ma il viaggio.
Personalmente trovo che il Museo di Caporetto, dedicato alla Prima guerra mondiale, e in particolare ai combattimenti che durante quel terribile conflitto infuriarono lungo il fronte noto come isontino (per il nome del fiume Isonzo, che lo attraversava con le sue straordinarie acque color smeraldo), sia una meta eccellente, anche quando si è un po’ giù di morale. Perché, che si sia o meno appassionati di storia bellica, non si può restare indifferenti di fronte alla sua esposizione permanente, estremamente ben documentata, e alla forza del suo messaggio.
Un messaggio di avvertimento su quanto la pace sia preziosa e fragile, e sulle orribili conseguenze che ha la sua assenza, su chi combatte (i soldati) e chi subisce (i civili). In effetti il fulcro dell’intera esposizione sono gli esseri umani, in primis i soldati, che presero parte al fronte isontino. Tutti, a prescindere dall’uniforme e dall’appartenenza a questo o quello schieramento, si ritrovarono accomunati dall’orrore della vita quotidiana in trincea, o nelle linee di combattimento in alta montagna, o nelle retrovie.
Basti immaginare le temperature, estremamente rigide in inverno, con la neve che nelle trincee si trasformava in fango e in montagna ricopriva il terreno copiosa col rischio di trarre in inganno i soldati nascondendo alla vista i crepacci, per esempio. In trincea la vita era a dir poco terribile, fra la paura costante di ritrovarsi sotto il fuoco nemico all’improvviso e le condizioni igieniche pessime. Non tutti si trovavano in luoghi dove i rifornimenti potessero essere portati con facilità (ad esempio, uno dei maggiori problemi per i soldati impegnati nella cosiddetta guerra bianca, quella in montagna, era la disponibilità di acqua potabile).
Quindi in molti patirono le conseguenze di una nutrizione insufficiente e la contaminazione delle riserve d’acqua. E naturalmente c’erano la paura e la tensione costanti, lo shock di vedere i propri compagni (e nemici) rimanere feriti o uccisi, la struggente nostalgia di casa, la sensazione di trovarsi in trappola per ragioni incomprensibili e insufficienti a giustificare una tale sofferenza e carneficina. Tutto questo si percepisce molto chiaramente quando si visita il Museo di Caporetto (Kobariški muzej in sloveno).
Perché l’obiettivo della sua esposizione non è “solo” documentare ciò che accadde, ma raccontare anche il punto di vista dei soldati che combatterono sul fronte isontino. Ad esempio con la registrazione audio della lettera che un soldato scrisse a suo padre, e che si può ascoltare nella parte del museo soprannominata “la caverna italiana”. Un testo struggente, che tocca il cuore di chiunque lo legga o ascolti ancora oggi, quando sono passati più di cent’anni.
In effetti è proprio grazie a questo approccio alla memoria e al racconto di questa particolare pagina della Grande Guerra che il Kobariški muzej ha ottenuto importanti riconoscimenti, sia a livello nazionale che europeo. Questo museo nel delizioso borgo di Kobarid (noto in italiano come Caporetto, appunto), che apre tutti i giorni dell’anno a eccezione del 1° gennaio, lancia un monito importantissimo a non dare mai niente per scontato, men che meno la pace, perché tutto può cambiare in un istante, e un invito altrettanto importante a fare tutto il possibile, nel nostro piccolo, per preservare il dono prezioso della pace.
Il post sopra è pubblicato sul blog di Lovely Trips, denominato LovelyTripsBlog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Lovely Trips è un fornitore sloveno di soluzioni di viaggio per agenzie di viaggio, TO e altre realtà del mercato italiano, e tali soluzioni includono proposte degli enti e delle aziende citate nel post. L’autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, né di contenuti terzi.
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