di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio
L’imponente Castel del Monte in Puglia, il maestoso Monastero dell’Escorial a Madrid, lo splendido Palazzo di Schönbrunn a Vienna… per grande fortuna di noi europei l’Europa è costellata di luoghi da essere inseriti nella preziosa lista Unesco di siti patrimonio dell’umanità. Perché in effetti di questo si tratta, di luoghi a tal punto meravigliosi da costituire una ricchezza per l’intero genere umano, al pari di altri siti eccezionali sparsi per il resto del pianeta, da Petra al Grand Canyon, dal Forte di Delhi al Castello di Himeji in Giappone.
Ebbene, un altro luogo patrimonio dell’umanità in Europa è Idrija. La cittadina racchiusa fra le Alpi, dove l’aria è fresca e profuma di bosco, facilissima da raggiungere dall’Italia, è annoverata nella lista Unesco in virtù del suo passato da città mineraria. Non una città mineraria “qualsiasi”, ma città mineraria arrivata a vantare la seconda miniera di mercurio più vasta del mondo, seconda solo a quella di Almadén, nella regione spagnola di Castiglia-La Mancia. Solo qualche numero per dare un’idea della sua importanza: vecchia più di 500 anni (oggi dismessa, naturalmente), si sviluppò per secoli fino a estendersi per oltre 700 km di gallerie e cunicoli, a profondità che raggiunsero i 380 metri.
Il suo periodo di massimo sviluppo fu quello tra il XVI e il XVII secolo, quando il mercurio era tra i minerali più richiesti al mondo. Ad esempio oltreoceano, dove serviva per le operazioni di amalgama dell’argento che veniva estratto in abbondanza nelle miniere del Sud America. Non a caso, per secoli la miniera di Idrija attirò tantissimi lavoratori, che arrivavano spesso con le loro famiglie per trovare un impiego. E diede un contributo importante allo sviluppo delle strutture e tecnologie di estrazione e di lavorazione del mercurio.
Come le klavže, ingegnose strutture fluviali che aiutavano a gestire il flusso dell’acqua e l’arrivo di tronchi d’albero di cui la miniera aveva sempre bisogno. O anche il kamšt, un complesso sistema di pompaggio per liberare le miniere dall’acqua a sua volta alimentato dalla corrente di un torrente. Quella all’unica ruota di un kamšt sopravvissuta a Idrija è una delle visite guidate più interessanti che si possano fare nella cittadina patrimonio dell’Unesco. Con i suoi 13,6 metri di diametro impiegava ben 13 secondi per completare un giro; costruita nel 1790, pompava 300 litri d’acqua al minuto dalle gallerie, persino a 283 metri di profondità, e si tratta della ruota idraulica in legno più grande che si possa vedere oggi in Europa.
Fra le maggiori attrazioni a Idrija spicca senz’altro Castello Gewerkenegg, splendido maniero costruito in stile rinascimentale, per lungo tempo sede degli uffici amministrativi della miniera di Idrija che oggi, invece, ospita il Museo civico. Qui, grazie all’interessante esposizione permanente, si può scoprire proprio tutto della storia della miniera e di come questa influenzò lo sviluppo economico ma anche sociale (e persino architettonico) di Idrija. Imperdibile anche la Galleria di Antonio, la parte più antica della miniera in cui ci si può calare per trovarsi davvero sottoterra, in un tunnel dal quale, per secoli, i minatori passarono per andare a estrarre il mercurio da profondità talvolta davvero estreme.
Ma se il suo centro storico è ricco di siti di interesse, anche la natura a Idrija è patrimonio dell’Unesco. Per la precisione Idrija vanta un Geoparco Unesco che, oltre a includere luoghi meravigliosi come il Divje jezero (il Lago Selvaggio), offre bellissimi sentieri escursionistici e contribuisce all’offerta di turismo sostenibile a Idrija, volta ad accrescere la consapevolezza dell’importanza del rispetto dell’ambiente nei viaggiatori e a coinvolgere la comunità locale, anche per preservare tradizioni come quella del celebre merletto di Idrija e prodotti gastronomici tipici come i famosi — e buonissimi — žlikrofi.
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