Zgodbe iz Slovenije

Una mostra da non perdere nello splendido monastero di Mekinje

17.01.2022
Fonte: https://www.visitljubljana.com/it

di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio

Ci sono storie affascinanti, che abbracciano tanti di quegli eventi che fanno parte della nostra memoria collettiva di europei — e non solo — da diventare quasi delle storie universali. In Europa abbiamo l’immensa fortuna di imbatterci spesso in questo tipo di storia; magari entrando in un’antica chiesa di campagna o aggirandoci tra le rovine di un castello millenario. In luoghi come questi, la storia è un sussurro raccontato dalle pietre cadute e dalle mura massicce, un mosaico che prende forma nella nostra mente anche grazie ai libri che abbiamo letto.

Spesso, insomma, ci ritroviamo a immaginare come fosse la vita in un borgo di campagna nel Milletrecento, o cosa costituisse la quotidianità tra le alte mura di un castello. Di solito è ciò che accade anche a chi visita il magnifico monastero di Mekinje, un vasto convento appena fuori dall’affascinante città storica di Kamnik che per ben sette secoli ha visto la storia, quella con la S maiuscola, quella che riempie le pagine di interi trattati, svolgersi al di fuori delle sue mura. E che, più di una volta, ne è stato letteralmente travolto.

Fonte: https://www.visitkamnik.com/en

Grazie a un’interessante mostra inaugurata pochi giorni fa, invece, chi lo visita ora può smettere di fare ricorso solo alla propria immaginazione, e osservare un piccolo scorcio della storia secolare di questo imponente monastero grazie a una mostra progettata e allestita apposta per aprire uno spiraglio sulla vita dei protagonisti — anzi, delle protagoniste — principali della sua esistenza: le orsoline e le clarisse. Sono le suore e monache di questi due importanti ordini religiosi le inquiline più durature di questo luogo a pochi chilometri da Lubiana, ed è su di loro e le loro attività che è incentrata l’esposizione intitolata “La vita dietro alle porte del convento”.

La storia secolare del monastero di Mekinje comincia nell’ottobre del 1300, quando una coppia facoltosa, Seyfrid ed Elizabeta Gallenberg, decise di donare della terra di sua proprietà alla chiesa. Da allora sino alla fine del XVIII secolo il monastero fu abitato e gestito dalle monache clarisse. Quei cinque secoli furono a dir poco ricchi di storia. All’inizio del giugno 1471, ad esempio, delle truppe dell’esercito ottomano saccheggiarono il monastero e, secondo alcune fonti, fecero prigioniere tutte le monache. Sembra che la porta nord delle mura del monastero di Mekinje sia stata denominata Frauentor, “La porta delle suore”, proprio in memoria loro.

Il monastero dopo il restauro (J. W. Valvasor, Die Ehre de Herzogthumbs Crain, Buch IX., Nürenberg 1689, pp. 367), fonte: https://monasterymekinje.eu/

Dopo i grandi lavori di ristrutturazione e rinnovamento di fine XVII secolo, durante i quali furono costruiti vari giardini, dei bellissimi chiostri interni, una nuova cappella e una torre campanaria (fu dopo quei lavori che il celebre studioso sloveno Valvasor definì quello di Mekinje il monastero più bello della Carniola), nel gennaio 1782 le monache furono scacciate per ordine dell’imperatore austriaco Giuseppe II, che del resto soppresse un terzo dei conventi e ridusse il numero degli ordini religiosi in tutto l’impero.

Fra il 1799 e il 1814 il monastero fu utilizzato come ospedale e prigione per i soldati francesi catturati dagli austriaci, mentre nel periodo delle Province Illiriche divenne una caserma dell’esercito francese. L’intera zona — e con essa anche il monastero — tornò sotto controllo austriaco nel 1814. Insomma, fu solo all’inizio del XX secolo che venne riportato alla sua funzione originaria, anche se stavolta furono le orsoline a stabilirvisi. Realizzarono un lavoro non da poco per ripulirlo e rimetterlo in sesto dopo tutte le vicissitudini, ma ci riuscirono, e fra le sue mura avviarono anche una scuola femminile dove le bambine potevano frequentare fino alla quinta elementare.

Foto di Sl-Ziga (Own work) Fonte: Wikipedia, Dominio pubblico

La storia tornò a travolgere il monastero nel corso del XX secolo. Prima ci fu la Grande Guerra, durante la quale fu di nuovo adibito a ospedale per le truppe austro-ungariche. Durante la Seconda guerra mondiale invece, le suore furono scacciate quando i nazisti occuparono la zona e si impossessarono del monastero usandolo come caserma. Alla fine della guerra, grazie a diversi accordi stipulati con le varie autorità — prima i partigiani, poi il governo socialista — le suore riuscirono a mantenere il monastero, pur cedendone alcune parti, fino al 2016. In quell’anno, non riuscendo più a far fronte ai costi, le orsoline dovettero lasciarlo per sempre e cedettero il monastero alla municipalità di Kamnik.

Oggi il monastero di Mekinje è stato trasformato in un centro culturale internazionale, che infatti ospita spesso conferenze, esposizioni, incontri, festival di musica barocca, e che può persino ospitare diverse decine di persone grazie a dei locali adibiti a camere del tipo che si troverebbe in un ostello. È proprio in questa nuova veste che accoglie l’esposizione “La vita dietro le porte del monastero”. Una mostra che ricorda le inquiline che per secoli sono vissute fra le sue imponenti mura bianche, destreggiandosi come meglio potevano fra gli eventi che si verificavano inesorabili, scrivendo anche la loro storia.

Fonte: https://www.visitljubljana.com/it

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