di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio
Il ritorno della primavera è un momento speciale, ideale per concedersi lunghe escursioni nella natura e respirare tutti i profumi del suo risveglio, ascoltare il canto degli uccelli, respirare a pieni polmoni l’aria fresca e pulita dei boschi. E il Museo di Caporetto, in Slovenia, a pochissimi chilometri dal confine italiano, offre la preziosa opportunità di conoscere a fondo un capitolo fondamentale della storia europea, e al contempo di immergersi nel verde dei boschi dell’incantevole Valle dell’Isonzo.
Ad esempio con la visita al Museo all’aperto del Kolovrat, fra i luoghi più strategici e conosciuti del cosiddetto fronte isontino, e cioè la serie di sanguinose battaglie che videro contrapporsi il Regio esercito italiano e quello austro-ungarico (aiutato nelle fasi finali da quello tedesco), durante la Prima guerra mondiale. Dopo aver visitato il Museo di Caporetto, in sloveno Kobariški muzej, e aver conosciuto a fondo la successione di battaglie che portarono a quella finale, la celebre Battaglia di Caporetto, vale davvero la pena di partecipare a una visita guidata al Kolovrat.
Su questa catena montuosa, durante la Grande Guerra, l’esercito italiano aveva eretto il complesso sistema della terza linea di difesa. Visitando il museo all’aperto a esso dedicato si possono ancora vedere i posti di osservazione e di comando, le postazioni per artiglieria e mitraglie, e le trincee che sono state conservate come testimonianza, per tramandare la memoria dei terribili eventi che sconvolsero quei bellissimi luoghi. Un’altra cosa che si può vedere visitando questo museo all’aperto, in effetti, è una magnifica veduta sulla Valle dell’Isonzo e le Alpi Giulie.
Come non potrebbe essere altrimenti, il Kolovrat fu uno degli obiettivi principali dell’offensiva lanciata contro gli italiani dall’esercito austro-ungarico aiutato da quello tedesco nelle primissime ore del 24 ottobre 1917. In effetti fu proprio su questa catena montuosa che l’allora tenente Erwin Rommel (lo stesso che durante il secondo conflitto mondiale si conquistò il soprannome di Volpe del deserto) guidò un distaccamento di qualche centinaio di uomini e catturò centinaia di italiani cogliendoli di sorpresa grazie alla sua abilità tattica.
Ma per quanto il contributo di Rommel al successo della Battaglia di Caporetto sia noto, non fu certamente l’unico. In effetti, visitando il Museo all’aperto del Kolovrat non si può non pensare a un altro protagonista (anche lui tedesco) della battaglia conclusiva del fronte isontino: il generale Konrad Krafft von Dellmensingen, che ebbe un ruolo decisivo nell’organizzazione di quella battaglia. A lui era stato assegnato il compito di costituire un corpo di fanteria da montagna specializzato nella guerra in alta quota, il celebre Alpenkorps.
E proprio lui, qualche tempo dopo, fu incaricato di eseguire una ricognizione del fronte italiano nella Valle dell’Isonzo. Sulla base della sua valutazione l’esercito tedesco avrebbe deciso se esaudire la richiesta di assistenza del comando supremo dell’impero austro-ungarico, che riteneva cruciale una nuova offensiva appoggiata da divisioni specializzate in guerra di montagna e artiglieria pesante. Krafft portò a termine l’incarico con attenzione e ne concluse che l’esercito italiano non sarebbe stato in grado di resistere a un nuovo attacco sulle posizioni che aveva conquistato. Il tempo gli avrebbe dato ragione…
La guerra in montagna, quella in cui era specializzato Krafft, fu una delle facce più dure del fronte isontino, che si concluse con il tragico bilancio di ben trecentomila caduti. Non a caso il Museo di Caporetto le dedica un’intera sala della sua esposizione permanente, la cosiddetta Sala bianca. Naturalmente durante la guerra non c’era stagione che non infliggesse enormi sofferenze ai soldati, ma l’autunno e l’inverno (soprattutto quest’ultimo) erano incredibilmente difficili. A oltre mille metri di altezza, la linea di difesa sul Kolovrat fu senz’altro uno dei luoghi più duri per le truppe. E fu teatro di alcuni dei combattimenti più aspri della Battaglia di Caporetto. Ecco perché visitare l’omonimo museo all’aperto è un’ottima idea di viaggio: sia per godere del ritorno della primavera che per imparare, migliorarsi e ricordare.
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