Zgodbe iz Slovenije

In visita al Museo di Caporetto per ricordare la Decima Battaglia dell’Isonzo

22.05.2024
Fonte: www.slovenia.info, foto di Jošt Gantar

di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio

Il Museo di Caporetto è la meta perfetta per chi vuole coniugare natura e storia, conoscenza e riposo. Perché è un’immersione nel passato della storia europea, ma in un contesto idilliaco: la regione della Goriška, un mosaico di prati, boschi, cittadine e borghi deliziosi, un vero e proprio balsamo per il viaggiatore smanioso di “ricaricare le batterie”. Tra maggio e giugno la zona di Caporetto (Kobarid, in sloveno) è particolarmente bella, perché la primavera conferisce nuovo smalto a un paesaggio già magnifico, che da secoli colpisce poeti e artisti.

La regione, tuttavia, fu assai poco idilliaca negli anni tragici della Prima Guerra Mondiale. In quegli anni ferrei si fronteggiarono due degli eserciti più poderosi del mondo: quello italiano e quello austro-ungarico. Tra il 12 maggio e il 5 giugno del 1917 si combatté qui la Decima Battaglia dell’Isonzo: sebbene forse non sia nota quanto la Dodicesima, anche nota come la Battaglia di Caporetto, fu comunque una carneficina da oltre 50mila caduti, uno dei tanti, enormi massacri che sfregiarono l’Europa.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Jošt Gantar

E proprio a questo serve il Museo di Caporetto: a ricordare ciò che significò la guerra per tanti italiani, sloveni, austriaci ecc. e a far luce su quanto accadde sul fronte isontino. Il Kobariški muzej è organizzato egregiamente (non a caso è costantemente visitato da scolaresche e viaggiatori dal resto d’Europa e del mondo) ed è il luogo migliore dove andare per approfondire la propria conoscenza dei durissimi avvenimenti che si susseguirono sul fronte isontino durante quei terribili mesi.

E dato che la Decima Battaglia dell’Isonzo si combatté proprio in questo periodo, nel 1917, questo è un ottimo momento per recarvisi. All’interno del museo la mostra permanente è strutturata per far illustrare dapprima le molte vicissitudini di Caporetto, per lungo tempo situata al crocevia di culture e potenze diverse (basti pensare che, come amano raccontare gli anziani del posto, solo nell’arco del XX secolo la bandiera nella sua piazza principale fu cambiata per ben dieci volte). E poi per approfondire i diversi volti della Grande Guerra lungo il fronte isontino, prendendo in considerazione la prospettiva di tutti i coinvolti, indipendentemente dalla loro appartenenza a uno o all’altro schieramento.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Boris Pretnar

La Sala del Monte Nero, ad esempio, è incentrata sui primi mesi di questo fronte, che si aprì con l’entrata dell’Italia in guerra, nel maggio del 1915. Nella Sala Bianca, invece, viene illustrata con numerosi reperti e moltissime fotografie (come del resto le altre parti dell’esposizione permanente) l’enorme difficoltà della cosiddetta guerra in alta quota, quando i soldati dovettero affrontare l’inverno anche in alta montagna, fra temperature proibitive, violenti temporali e copiose nevicate. Senza dubbio lo sgomento era una delle sensazioni più diffuse fra quei soldati, che di certo non avevano potuto immaginare quello a cui andavano incontro quando erano partiti per il fronte.

Seguono poi la Sala delle Retrovie, dove si scopre la vita quotidiana sospesa tra una battaglia e l’altra di centinaia di migliaia di soldati e civili che svolgevano lavori di vario tipo (c’erano ad esempio molte donne che prestavano servizio come infermiere), e la Sala Nera, dove si possono vedere gli elementi più cupi dell’esposizione, quelli che più si soffermano sulla sofferenza dei soldati e sulla follia della guerra. Infine, il secondo piano è tutto dedicato alla Battaglia di Caporetto, la Dodicesima Battaglia dell’Isonzo, quella che pose fine a questo fronte della Grande Guerra.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Jošt Gantar

Perché, per quanto molto sanguinosa come scritto sopra, la decima battaglia dell’Isonzo non fu risolutiva. Anche se oltre seicento battaglioni (più di quattrocento da parte italiana, circa duecento da parte austro-ungarica) si scontrarono, alla fine i risultati dell’offensiva italiana furono in gran parte neutralizzati dalla controffensiva dell’imperial-regio esercito. E in effetti aggirandosi per le sale del Museo di Caporetto diventa manifesto quanto sia futile la guerra, tanto per i vincitori che i per i vinti.

Chi visita il Museo di Caporetto immancabilmente esce dall’edificio cambiato. Vedere le foto, i reperti, le ricostruzioni di quegli anni terribili, sapere che lì sul fronte isontino morirono e soffrirono un numero incalcolabili di uomini (e donne), essere consapevoli di quanto accadde ai nostri nonni o bisnonni spezza il cuore, e al contempo aiuta ad apprezzare di più l’immenso dono della pace di cui godiamo nell’Unione Europea.

Il post sopra è pubblicato sul blog di Lovely Trips, denominato LovelyTripsBlog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Lovely Trips è un fornitore sloveno di soluzioni di viaggio per agenzie di viaggio, TO e altre realtà del mercato italiano, e tali soluzioni includono proposte degli enti e delle aziende citate nel post. L’autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, nè di contenuti terzi.

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