di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio
Il Sentiero della Pace è molte cose. È prima di tutto un’iniziativa per la memoria e per la pace, per il ricordo e per la conoscenza. E poi è un’ottima opportunità per andare alla scoperta di un intero mondo in Slovenia, per camminare nella natura, fare lunghissime escursioni o brevi gite, sempre immersi tra paesaggi splendidi e luoghi votati al ricordo delle vittime dei combattimenti infuriati in questa zona durante la Prima guerra mondiale.
I 400 chilometri del Sentiero della Pace, infatti, si snodano soprattutto attraverso la Valle dell’Isonzo, nota in Slovenia e nel resto dell’Europa per essere stata il teatro del cosiddetto fronte isontino durante il conflitto, ma anche per la sua bellezza. A cominciare dallo straordinario color turchese delle acque dell’Isonzo, il fiume che ispirò anche il grande poeta Ungaretti. E poi ci sono i boschi, le vallate, i grandi pascoli, gli altipiani, e le montagne. Già, perché la valle dell’Isonzo è circondata da montagne.
Una in particolare è famosa: il monte Rombon, che con i suoi 2208 metri d’altezza fu la montagna più alta coinvolta nelle battaglie del fronte isontino. Com’è noto, infatti, la cosiddetta guerra di montagna fu tristemente intensa in questi luoghi, perché i monti avevano un valore strategico essenziale. È un argomento che viene trattato in modo assai esaustivo e interessante dalla mostra permanente del Museo di Caporetto, attraverso l’esposizione di un gran numero di reperti e fotografie.
A bassa quota la guerra era crudele e devastante, ma in montagna fu un vero e proprio inferno. Non erano solo i combattimenti a essere terrificanti, ma anche la permanenza sulle vette conquistate, che dovevano essere difese con le unghie e con i denti. Non si moriva solo per i proiettili nemici, ma per il freddo, i crepacci, le frane, i fulmini, le valanghe. In inverno le temperature e le condizioni meteo erano terribili da sopportare, e come se non bastasse trovare acqua in vetta non era semplice.
E appunto, il Rombon fu una delle vette più ferocemente contese. Questo monte sovrasta la piana di Bovec (Plezzo in italiano), ed era un caposaldo della difesa austro-ungarica. Nell’agosto 1915 le truppe italiane tentarono di scacciare gli austriaci dal Rombon, ma riuscirono a conquistare solo la cima Čukla (1766 metri), anche se gli austriaci riuscirono a riconquistarla con un’azione a sorpresa durante l’inverno, nel febbraio 1916.
Gli italiani tentarono più e più volte di riprendere il Rombon, ma fu sempre impossibile sconfiggere le truppe austro-ungariche, che tra l’altro godevano del vantaggio dell’altezza. Bastava che facessero rotolare in basso dei massi per intralciare pesantemente gli attacchi, e si racconta che una circolare austriaca, nel 1916, raccomandava di preparare tronchi d’albero, pietre e massi in abbondanza da far precipitare addosso alle truppe nemiche.
Per tutti la guerra di montagna fu terribile. Molti morirono travolti da valanghe o precipitarono in crepacci profondissimi senza essere mai ritrovati. Sulle pendici del monte Rombon e del monte Čukla si combatté con i cannoni, i fucili, i gas asfissianti, si visse per mesi nelle caverne della montagna, adibite a rifugi e spesso anche a magazzini, e così trascorsero due anni e mezzo, fino a quando le truppe italiane si ritirarono verso la Sella Prevala dopo la rotta di Caporetto.
Il monte Rombon è una delle tappe del Sentiero della Pace, ed è perfetto per chi ama camminare in montagna. Dalla cittadina di Bovec parte un sentiero che conduce attraverso un lungo giro escursionistico con un dislivello di 1800 metri e che passa attraverso i punti nei quali si combatterono le battaglie più importanti. Esistono anche versioni accorciate del giro, e durante la discesa si può anche decidere di passare per il Forte Hermann prima di fare ritorno al punto di partenza.
Ancora, dalla Fortezza di Kluže (a 532 metri di altezza) si può partire per un giro da 5 ore fino alla cima del Rombon, con un dislivello di 1676 metri. Dalla vetta c’è una meravigliosa vista delle Alpi Giulie, il Mangart, il Jalovec e il celebre monte Triglav sono ben visibili, e non si può proprio fare a meno di pensare alle innumerevoli persone per le quali la stessa montagna fu un incubo terribile, dal quale in molti non fecero mai ritorno. E così, scendendo a valle e poi tornando a casa, non si potrà che dare un valore molto maggiore alla pace che viviamo oggi.
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