di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio
Fra le molte cose che si imparano visitando il Museo di Caporetto, c’è la particolare storia dell’aviazione durante la Prima guerra mondiale. Una storia a sé e di grande interesse. Perché se negli anni precedenti alla Grande Guerra l’aviazione — civile e militare — cominciava a muovere i primi passi, durante il conflitto subì un’accelerazione notevole, sia per quanto riguarda il suo ruolo in guerra, sia negli aspetti tecnici dei velivoli.
Oggi sembra quasi impossibile, ma per parecchio tempo dedicarsi all’aviazione fu qualcosa di incredibilmente rischioso. Gli incidenti erano frequentissimi e tanti piloti persero la vita nella corsa all’aereo più veloce e resistente. Volare era un’attività pericolosa, per veri avventurieri, e non c’è da stupirsi che tanti bambini e ragazzi rimanessero affascinati dal coraggio di quei primissimi aviatori.
Basti pensare ai racconti di Felice Trojani, ad esempio, uno dei partecipanti alla celebre spedizione del dirigibile Italia al Polo Nord del 1928. Nel suo memoir La coda di Minosse, Trojani descrive come da bambino, nei primissimi anni del ‘900, “veder passare, sospese nell’aria, quelle costruzioni complicate e imponenti che sembravano reggersi sul nulla, era uno spettacolo che attanagliava la gola e che fermava il cuore. La difficoltà, la sovrumanità, la quasi impossibilità dell’impresa, la rendevano affascinante”.
Sul fronte isontino, quello che vide scontrarsi gli eserciti dell’allora Regno d’Italia e dell’Impero austro-ungarico (poi aiutato anche dai tedeschi), gli aerei di una parte e dell’altra giocarono un ruolo molto importante. Anche sul fronte, i piloti erano spesso fra i più celebrati, fra i combattenti più ammirati e rispettati. In effetti all’epoca causavano molte più perdite i guasti al motore e gli incidenti durante decollo e atterraggio che non l’artiglieria nemica o i combattimenti in volo.
I peggiori nemici per i piloti che dovevano destreggiarsi nella Valle dell’Isonzo erano le terribili raffiche di bora e il terreno pietroso e fangoso del Carso. E fra i più interessati ad avere le informazioni migliori sulla destrezza di questo o quel pilota c’erano coloro che si occupavano dell’osservazione: durante i primi anni della guerra i velivoli erano biposto, e mentre il pilota si occupava esclusivamente delle manovre, l’osservazione era affidata a un ufficiale, che per la propria sopravvivenza dipendeva appunto dalle capacità del pilota.
I voli di ricognizione e osservazione ebbero un’enorme importanza durante la Prima guerra mondiale, anche sul fronte isontino. Grazie a macchine fotografiche molto potenti si potevano scattare fotografie che, una volta sviluppate, venivano esaminate con attenzione e rivelavano preziose informazioni sulle unità nemiche. In quella fase, questo ruolo dell’aviazione fu ben più importante della capacità di combattimento aereo dei velivoli: l’osservazione da parte di piloti e ufficiali permetteva di sapere dove bombardare per causare i danni maggiori.
E quando si pensa agli inizi dell’aeronautica militare in Italia non si può non ricordare i velivoli Caproni: furono molti gli aerei realizzati dall’azienda a volare sul fronte isontino. Anzi, nell’aria il Regno d’Italia arrivò ad affermare la propria superiorità rispetto all’Impero austro-ungarico proprio grazie agli aerei Caproni, sempre più veloci ed equipaggiati con ben tre mitragliatrici. Raggiunsero un tale dominio dei cieli della Valle dell’Isonzo che gli aerei austro-ungarici non poterono più effettuare voli da ricognizione.
Pare che anche l’aviazione abbia avvisato i generali italiani del gran numero di truppe che l’esercito austro-ungarico stava ammassando a nord di Tolmino e sul monte Mrzli poco prima dell’inizio della Battaglia di Caporetto. Tuttavia, com’è noto, lo scontro si concluse con una pesante sconfitta per il Regio esercito, che si ritirò dirigendosi verso il Piave. Anche in quella fase l’aviazione giocò un ruolo importante, distruggendo i ponti che sarebbero potuti servire per accerchiare le truppe italiane.
Quello sugli aerei da ricognizione e combattimento è un capitolo a sé della Prima guerra mondiale, e quindi anche del fronte isontino. E grazie all’esposizione permanente del Museo di Caporetto è un capitolo che si può conoscere meglio, scoprendo sia l’importanza crescente dell’aviazione che la grande accelerazione tecnica che avvenne durante il conflitto. Ecco perché, anche per gli appassionati di volo, il Museo di Caporetto è una meta da non perdere.
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