Zgodbe iz Slovenije

Al Museo di Kobarid per scoprire che significa “è stata una Caporetto”

17.08.2022
Fonte: Wikipedia, immagine di Pubblico Dominio

di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio

L’italiano è una lingua ricca di espressioni idiomatiche e proverbi. Il perché è presto detto; si tratta di una lingua molto antica, che esiste in forma scritta già dai tempi del sommo poeta Dante Alighieri (e infatti alcuni versi della Divina Commedia sono ormai utilizzati, più o meno scherzosamente, da tutti gli italiani: ad esempio “più che ‘l dolor, poté ‘l digiuno”, o “lasciate ogni speranza , o voi ch’entrate”).

Inoltre l’Italia è un paese ricco di storia, e la storia genera parole. Specie quando è tutto un susseguirsi di peripezie, colpi di scena, episodi più o meno felici. Uno di questi è la famosa Dodicesima Battaglia dell’Isonzo, combattuta nel 1917. Essa, com’è noto, vide la clamorosa sconfitta dell’esercito italiano, guidato da pessimi generali, per opera delle truppe austro-ungariche e tedesche.

Fonte: https://www.kobariski-muzej.si/it/

La sconfitta si trasformò presto in una débâcle, una batosta militare che portò la nazione sull’orlo della catastrofe. I soldati italiani riuscirono a resistere sul Piave, il “fiume sacro alla patria”, ma l’entità della sconfitta traumatizzò l’intera nazione. E Caporetto divenne sinonimo di sconfitta. Negli anni Venti il dittatore fascista Benito Mussolini la associava all’opposizione socialista, negli anni del secondo dopoguerra, in un’Italia in macerie, si soleva dire che il paese si trovava in una situazione peggiore di quella dopo Caporetto.

L’immaginario collettivo italiano è plasmato da sconfitte. Non solo Caporetto, ma ad esempio anche la battaglia di Lissa, persa contro gli austriaci, oppure El Alamein, quando le truppe italo-tedesche guidate da Rommel vennero sconfitte dai valenti inglesi. Questo la dice lunga sullo spirito italiano, spesso molto più pessimista di quanto non sembri.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Jošt Gantar

Insomma, un’espressione proverbiale cela una vicenda storica molto complessa, e dice molto del passato di uno dei paesi più importanti d’Europa. Non è poco, per una manciata di parole. È proprio per conoscere meglio non solo la storia della Grande guerra, ma anche l’identità italiana, che vale la pena di visitare il Museo di Caporetto, nella natura della splendida Slovenia.

Questo museo è uno dei più premiati d’Europa e permette di comprendere il vero volto della guerra e di conoscere cosa ci fu dietro a quella catastrofica sconfitta che, è il caso di sottolinearlo, per gli austro-ungarici e i tedeschi fu una clamorosa vittoria (per esempio, Rommel, la futura “Volpe del deserto”, vide la sua carriera decollare proprio dopo la battaglia di Caporetto).

Fonte: https://www.kobariski-muzej.si/it

L’esposizione permanente di questo interessantissimo museo è articolata in varie sale. In ognuna di esse si possono guardare da vicino armi, strumenti, oggetti di uso quotidiano, piccoli cimeli, effetti personali e tantissime fotografie e documenti che raccontano ogni anno del lungo fronte isontino, dal punto di vista di ognuna delle parti belligeranti. Si tratta di un’esposizione che conduce i visitatori alla scoperta di fatiche, timori e tragedie personali che accomunarono ogni essere umano coinvolto in quegli eventi.

E tutto il secondo piano del museo è dedicato all’evento conclusivo del fronte isontino: la Dodicesima Battaglia dell’Isonzo, appunto. Fra il materiale esposto vale la pena soffermarsi per un po’ sul grande plastico di 27 metri quadrati che rappresenta l’Alto Isonzo, il teatro di quella fatidica battaglia. Vi sono raffigurati i vari spostamenti delle unità combattenti, mentre su grandi mappe geografiche sono riprodotti gli schieramenti delle unità.

Fonte: https://www.kobariski-muzej.si/it

L’operazione che il 24 ottobre 1917 diede inizio alla Dodicesima Battaglia dell’Isonzo, lanciata dalle unità scelte tedesche e austro-ungariche cogliendo di sorpresa il comando italiano nell’Alto Isonzo, richiese preparativi ingenti e accurati. Ben 2400 treni furono condotti, carichi di tutto il necessario (soldati inclusi), ai piedi delle montagne, in poco più di un mese. E, al secondo piano del Museo di Caporetto, sono esposte anche numerose fotografie delle fasi di preparazione e dello svolgimento della battaglia stessa.

Immagini drammatiche, che riflettono ore e giornate tragiche per la storia d’Europa, e in particolare per quella italiana. A corredo delle fotografie sono esposti anche degli stralci di cronache scritte da soldati e generali che vi presero parte, e che aiutano a immergersi in un’atmosfera terrificante. Quella di una guerra che non risparmiò nessuno, né i vincitori né tanto meno i vinti, tutti segnati dagli orrori che si erano ritrovati a vivere.

Il post sopra è pubblicato sul blog di Lovely Trips, denominato LovelyTripsBlog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Lovely Trips è un fornitore sloveno di soluzioni di viaggio per agenzie di viaggio, TO e altre realtà del mercato italiano, e tali soluzioni includono proposte degli enti e delle aziende citate nel post. L’autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, né di contenuti terzi.

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