Zgodbe iz Slovenije

Un viaggio di fine estate a Caporetto per immergersi nella storia

25.08.2024
Fonte: www.slovenia.info, foto di Jošt Gantar

di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio

Siamo ormai agli sgoccioli di questa (caldissima) estate e finisce così la stagione adatta a certi tipi di viaggi, a cominciare da quelli a base di mare e ombrelloni, di cocktail sulla spiaggia e di bagni di mezzanotte. Ma una delle cose più belle della storia è che, a differenza del mare, essa è l’ingrediente centrale di viaggi adatti a ogni stagione. E sarà perché sono un grande appassionato di storia, ma personalmente credo che una destinazione tanto facile da raggiungere dall’Italia quanto perfetta per un viaggio, in questo momento, sia la bella Kobarid, in italiano nota col nome di Caporetto.

Il perché è presto detto: è qui che ha sede quello che secondo me è uno dei musei storici più interessanti d’Europa. Il Museo di Caporetto, Kobariški muzej il suo nome in sloveno, vanta un’esposizione permanente incentrata sulle battaglie che durante la Prima guerra mondiale sconvolsero i territori attraversati dal cosiddetto fronte isontino, incluso naturalmente quello di Kobarid. Com’è noto, in questa parte di Europa si scontrarono ferocemente il Regio esercito italiano e le truppe austro-ungariche, in una logorante guerra di trincea che attraversò molte fasi diverse.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Boris Pretnar

Ed è proprio questa una delle ragioni per cui l’esposizione permanente del Kobariški muzej è così interessante: perché il percorso che si snoda fra le diverse sale e i diversi piani del museo, essa mostra cosa fu davvero il fronte isontino per i soldati, con tanto di reperti di tantissimi tipi diversi e un invidiabile patrimonio fotografico, tanto che anche un avido lettore di storia bellica troverà questa esposizione di enorme valore per poter immaginare, anche solo lontanamente, le sofferenze e indicibili fatiche che i soldati di ogni fronte dovettero affrontare.

La Sala del Monte Nero, ad esempio, illustra le primissime fasi dei combattimenti sul fronte isontino, mentre la Sala Bianca si sofferma sulle atroci condizioni in cui si ritrovarono i soldati impegnati nelle battaglie in alta montagna e in pieno inverno, fra tempeste, nevicate intense, scarsità di cibo, freddo intenso, e naturalmente il rischio, sempre dietro l’angolo, di cadere in un crepaccio nascosto dagli alti strati di neve. Si fa presto a dire “fronte isontino”, insomma, a studiarlo a scuola o a leggerne sui libri.

Fonte: https://www.kobariski-muzej.si/it/

Ma vedere le immagini custodite al Museo di Caporetto e ascoltare i racconti delle sue guide, ognuna con almeno un parente che fu coinvolto, in un modo o nell’altro, nella tragedia del fronte isontino, e della Grande Guerra in generale, permette di andare molto più a fondo nell’immaginazione di quello che significarono quei terribili mesi per i soldati, indipendentemente dal loro schieramento di appartenenza. E il racconto di quella assurda quotidianità e delle varie fasi dei combattimenti, permette di arrivare con una consapevolezza completamente diversa al secondo piano, dove si approfondisce la Dodicesima battaglia dell’Isonzo, alias la battaglia di Caporetto.

Le varie manovre che costituirono questa battaglia sono rappresentate graficamente in un grande plastico, ma vengono affrontati anche molti altri aspetti dell’atto conclusivo del fronte isontino; ad esempio il ruolo decisivo di Erwin Rommel, che in quell’occasione guidò il battaglione del Württemberg dell’Alpenkorps, venuto ad appoggiare le truppe austro-ungariche, e riuscì a infliggere danni ingentissimi agli italiani con la cosiddetta tecnica dell’infiltrazione, cioè avanzando rapidamente per attaccare il nemico alle spalle, di sorpresa.

Fonte: https://www.kobariski-muzej.si/it/

D’altra parte la battaglia di Caporetto non fu la prima volta che, sul fronte isontino, l’esercito italiano subì gli effetti di quella tecnica. Pochi mesi prima, nell’estate del 1917, un generale austro-ungarico l’aveva utilizzata per lanciare una controffensiva nei pressi del monte Ermada, a una ventina di chilometri da Trieste, infliggendo danni pesantissimi alle truppe italiane in appena 48 ore. Non a caso quella battaglia tra gli storici specializzati è nota anche come “piccola Caporetto”.

Si dice che chi non conosce la storia è destinato a ripeterla. Ed ecco perché la missione del Kobariški muzej è tanto importante quanto encomiabile: al suo interno, grazie alla sua ottima esposizione permanente, ci si addentra davvero nella durissima realtà del fronte isontino. E, oltre a imparare moltissimo sulla storia di questo capitolo della Grande Guerra, si impara anche a ricordare quanto fragile e prezioso il dono della pace.

Il post sopra è pubblicato sul blog di Lovely Trips, denominato LovelyTripsBlog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Lovely Trips è un fornitore sloveno di soluzioni di viaggio per agenzie di viaggio, TO e altre realtà del mercato italiano, e tali soluzioni includono proposte degli enti e delle aziende citate nel post. L’autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, né di contenuti terzi.

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