Zgodbe iz Slovenije

In Italia si trasformano i sottoprodotti agroalimentari in farine del futuro

14.04.2025
Fonte: Pixabay, foto di Vic E

di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio

In Slovenia siamo sempre stati attenti a non sprecare. Il nostro è un popolo di contadini, allevatori e artigiani, gente semplice ma laboriosa, che nei secoli passati per sfuggire alla povertà è stata costretta a emigrare: talvolta a Trieste o in qualche città della Vecchia Austria, altre volte molto più lontano, ad esempio in Egitto o persino in Argentina. Za vsakim dežjem posije sonce, si è sempre detto da noi, perché i contadini sanno bene che dopo la tempesta arriva (quasi) sempre il sole.

Non sprecare è il tipico comandamento di una civiltà rurale. Ma questo non valeva solo in Slovenia, anche in Italia è sempre stato così. In Emilia-Romagna, ricca regione a sud del Po, c’è un detto: “del maiale non si butta via niente”. Di tale proverbio hanno fatto tesoro dei giovani imprenditori locali che hanno sfruttato le loro grandi competenze scientifiche (3 dei 4 soci operativi hanno un dottorato di ricerca) per dare nuova vita ai sottoprodotti agroalimentari, cioè a quelli che vengono chiamati (sbagliando) scarti.

Fonte: Pixabay, foto di Valter Cirillo

Andiamo con ordine, però. In Emilia-Romagna, dove mangiare è un’arte e quasi una ragione di vivere (i tortellini, le piadine e le lasagne sono state inventate qui), esiste da decenni una Food Valley composta da grandi aziende che esportano in tutto il mondo, Slovenia inclusa, pasta, sughi pronti, succhi di frutta, salumi (come il mitico prosciutto crudo di Parma) e formaggi, a partire dall’iconico Parmigiano Reggiano.

La produzione agroalimentare emiliano-romagnola, e in generale italiana, genera però parecchi sottoprodotti, come bucce di arancia, sansa e buccette di pomodoro. I comuni mortali li potrebbero considerare, come si diceva sopra, scarti, ma sarebbe un errore di colossali dimensioni! Come sapevano bene i nostri nonni contadini in natura non esiste scarto, e i fondatori di Packtin, tutti ex ricercatori della locale Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore) lo hanno dimostrato scientificamente.

Nella Fabbrica del Futuro che hanno costruito a Reggio Emilia dicono spesso che “il buono è nella buccia”, ed è esattamente così. Infatti le bucce e le buccette sono ricche di proteine, fibre e composti bioattivi. In un mondo dove così tanta gente patisce ancora la fame, e con milioni di consumatori in Europa e USA sempre più attenti alle sostanze nutrienti presenti nelle loro diete, sprecare questo preziosissimo “oro verde” sarebbe tanto inefficiente quanto immorale! A Packtin lo hanno capito, e il loro sogno è quello di ridurre in modo significativo gli sprechi alimentari e rendere più sostenibile l’intero settore agroalimentare italiano, in una logica di “economia circolare”.

Per esempio, in ciò che resta della lavorazione del pomodoro si trova il licopene, ottimo per la salute, mentre l’okara di avena è piena zeppa di proteine vegetali e fibre. E allora grazie a un innovativo processo di upcycling il team Packtin cosa fa? Trasforma questi sottoprodotti dal grandissimo potenziale benefico in “farine circolari” Reflavor con cui fare zuppe, torte, biscotti, salse e pancake. Il sapore, assicurano, è davvero buonissimo, e inoltre in questo modo è possibile rendere più fragranti e nutrienti i normali prodotti da forno. O fare deliziose maionesi vegetali, o pancake al mirtillo, che come è noto fa bene alla vista e alle difese immunitarie.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Marcela Krničar

Per esempio la farina di buccia d’arancia della Packtin, ottenuta tramite un processo di essiccazione a freddo per preservare gli aromi mediterranei e i composti bioattivi nella buccia, può essere usata per rendere ancora più gustosi dei biscotti, ma probabilmente potrebbe rendere ancora più buona la nostra già deliziosa potica!

I media di tutto il mondo, dalla Germania al Cile alla Svizzera, hanno parlato di questa azienda italiana, e il famoso programma Linea Verde, conosciuto anche da noi specie nel Primorje, ha dedicato un lungo approfondimento alle “farine circolari” mandando alla Fabbrica del Futuro la nota conduttrice italiana Elisa Isoardi.

Siccome anche in Slovenia l’agroalimentare genera molta occupazione e ricchezza, e i viaggiatori da tutta Europa (e persino dalle Americhe) vengono da noi per assaporare la nostra straordinaria cucina, forse potrebbe essere una buona idea creare anche qui una Fabbrica del Futuro e recuperare i sottoprodotti agroalimentari sloveni e dargli una nuova vita, per il bene del pianeta e della salute di tutti quanti!

Il post sopra è pubblicato sul blog di Lovely Trips, denominato LovelyTripsBlog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Lovely Trips è un fornitore sloveno di soluzioni di viaggio per agenzie di viaggio, TO e altre realtà del mercato italiano, e tali soluzioni includono proposte degli enti e delle aziende citate nel post. L’autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, nè di contenuti terzi.

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